Inaspettato.
Da Gravity mi aspettavo tante cose, sensazionali panorami, un film teso e intelligente, tutto come da promessa, ma non quello che ho trovato. Cuarόn ci porta a 600 km dalla superficie terrestre per parlare del senso di distacco, della solitudine, dello smarrimento, del soffocamento, della sensazione di camminare nel vuoto conseguenti a un lutto. E lo fa con una maestria impressionante, portandoci veramente dentro le sensazioni della protagonista, dandoci l’occasione di provarle inserendoci in una realtà dove la gravità non c’è ed il silenzio è assoluto, e lasciando che il tema esistenziale affiori lentamente nel film come nei nostri cuori. E’ solo alla fine che si capisce perché il film si chiama “Gravity”, e perché la gravità è così fondamentale per il nostro cuore oltre che per le ragioni fisiche.
di Laura Pieroni