Dimensioni psicopatologiche dell’ amore

amore-estateBRUNO CALLIERI

 

Da oltre ottant’anni la psicologia ha sostenuto, sottolineato, “dimostrato”, ribadito, che l’amore non è null’altro che spinta sessuale, sia pure sublimata.

Se, malgrado tante fascinose teorizzazioni e documentate ricerche, malgrado ogni esperienza e gratificazione sessuale in contesti socioculturali sempre più favorenti, l’uomo mostra ancora nostalgia per l’amore, ciò vuol dire che dobbiamo riproporci l’antica domanda: che è l’amore? e aprirci a diverse nuove visioni (Hooks, 2000).

La risposta di Platone è ancora la più valida; ma anche nel contesto dell’entusiasmo erotico non è possibile mettere in discussione la natura dinamica inconscia delle emozioni, delle pulsioni sessuali, dei bisogni e delle tendenze che sono alla base delle umane attrazioni ed aspirazioni e dei moti dell’animo.

Ma non si può dire “non è altro che…”; S. Moravia (1996) è molto chiaro al proposito; non è opportuno qui generalizzare troppo: non vi è un solo amore, ma ve ne sono tanti quante sono le persone; differendo tra loro quanto sd intensità, vitalità, forza, scopo, in vicessitudini, avvertimenti, “storia”, sia esistenziale che psicodinamica. E’ per questo che tutti sanno cosa è l’amore ma nessuno lo sa definire (il “Grande Indefinibile”, Diane Ackerman, 198).

A me pare che per definizione l’ amore è forte, duro, ma non è effimero, non è fatto di dongiovannismo e non si nutre solo di esso, include protezione e preoccupazione, sollecita comprensione e tenera saggezza; è cura, cura della persona. Forse è una scelta più che una fatalità.

 

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